16 Agosto 2024

La transizione demografica in Italia: una scommessa che il Paese non può perdere.

Assunta Putignano, direttivo nazionale Popolari Europeisti Riformatori Coordinamento cittadino Mantova in Azione

Il dibattito politico in questi ultimi anni ci ha abituati proprio nei momenti più difficili, artatamente guidato da chi di populismo vive e prospera, a rifugiaci in una sorta di limbo di distrazione di massa. Quasi una rassegnata idea che, non riuscendo a toccare il cuore delle riforme necessarie, sia meglio continuare a distrarsi con polemiche su argomenti identitari; argomenti che toccano la pancia più profonda di una antipolitica sempre attenta a sopravvivere e a fare del nostro Paese un luogo dove lo scontro, anche violento, sia l’unico obiettivo fine a se stesso.
Esempi lampanti le polemiche sulla inaugurazione dei giochi olimpici a Parigi e la campagna di fake news contro la pugile algerina. Ora nei bar si è sempre parlato di queste cose “un po’ per celia e un po’ per non morir” (…di noia), ma che autorevoli esponenti del governo e del nostro parlamento ci si siano tuffati a capofitto proprio non va bene. L’odio veicolato dal linguaggio che aizza gli animi, ma che non fa fare nessun passo in avanti verso la risoluzione dei problemi sembra l’unico spazio praticato. Ma la politica non è solo questo, da chi fa politica ci aspettiamo che su temi come la sanità, la scuola il lavoro, la guerra alle nostre porte, lo stato economico del Paese, ci si metta attorno a un tavolo e ci si parli, si trovino soluzioni condivise, maggioranza e opposizioni, per il bene comune. E questo a volte accade, quando ci si crede e ci si mette al servizio dei cittadini e delle istituzioni. Un passo molto importante è stato fatto con l’approvazione della istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto la cui prima firmataria è l’onorevole Elena Bonetti. Si è partiti da dati macro-aggregati noti, quali il minimo storico di nuovi nati raggiunto nel 2023, dai dati Istat che ci raccontano che il 14% dei minori in Italia vive in condizioni di povertà assoluta e una capacità di longevità della popolazione significativa, con un’aspettativa media di vita che supera gli 83 anni, le imprese lanciano un allarme per la mancanza di manodopera e per le sue ricadute inevitabili in tutto il comparto produttivo e tecnologico. Elena Bonetti ci ricorda che “siamo davanti a un fenomeno multidimensionale, complesso anche su scala temporale, che richiede di partire dalla raccolta di dati d’analisi per arrivare a una risposta strategica, dalla quale il Parlamento non può esimersi. Una strategia demografica che dovrà riguardare le politiche di formazione, quelle abitative, i servizi sociali, la sanità, il lavoro e un approccio al welfare che integri tutta la transizione generazionale”. La Commissione si occuperà dello spopolamento, dell’invecchiamento medio della popolazione, della longevità e dei conseguenti effetti economici e sociali, analizzerà la composizione dei nuclei familiari, il contesto abitativo, lavorativo e culturale, la mobilità residenziale della popolazione, il mercato del lavoro, il tasso di occupazione e disoccupazione, le prospettive del welfare e della produttività economica, l’impatto dei cambiamenti demografici sui bilanci pubblici, i flussi migratori, la distribuzione dei servizi sociali e sanitari, la promozione della salute e la prevenzione delle malattie, le competenze e la formazione delle diverse fasce generazionali e nelle diverse aree del Paese. Possiamo dissociarci da un governo e da una politica che come nel gioco delle tre carte sposta piccole somme da una parte, distrugge servizi ai cittadini, tagliando i trasferimenti ai comuni, per poi dire che si stanno abbassando le tasse? Ma chi ci crede più? Vogliamo coerenza, serietà nelle proposte, un dialogo vero tra le parti che arrivi a una sintesi alta per il bene di tutti. Sappiamo che è un lavoro ciclopico, sappiamo che sarà necessario un impianto per provvedimenti strutturali con la completezza e lo sguardo che hanno guidato la riforma del Family Act. La politica però o è questa, o non è.