7 Ottobre 2023
Bonetti: “Pensiamo a un nuovo partito. Il Terzo polo non è morto”
L’ex ministra: “Nasce ‘Per’, associazione di Popolari, europeisti e riformatori. Con Azione puntiamo a un percorso che coinvolga altri soggetti. Renzi ha scelto un’altra strada”
Il Terzo polo è vivo e lotta insieme a noi. Non lo dice così Elena Bonetti, non è lo stile dell’ex ministra renziana che insieme a Ettore Rosato ha deciso di abbandonare Italia Viva per mettersi in proprio. Eppure l’associazione che ha appena costituito — Per, acronimo di “Popolari, europeisti, riformatori” — proprio a quello serve: ad affiancare Azione, ricostituire la seconda gamba centrista amputata dalla rottura fra Renzi e Calenda, completare il processo di fondazione di un partito liberaldemocratico, cattolico e riformista interrotto dalla rissa fra i due leader.
Onorevole, di che parliamo?
«Di un’associazione culturale e politica che si propone di chiamare a raccolta e far dialogare realtà troppo spesso escluse dal dibattito pubblico: reti civiche e di imprese, giovani, professionisti e donne che i partiti non ascoltano e non coinvolgono nei dossier più strategici per il Paese».
Ok, ma politicamente qual è l’obiettivo dell’associazione?
«Far ripartire il Terzo polo senza Italia viva che si è sfilata. Restituire fiducia e speranza ai tanti italiani che ci hanno votato e non si rassegnano al naufragio di un progetto politico che rischia di morire peri capricci di qualcuno. Per questo nasce Per: un laboratorio di aggregazione e partecipazione che abbia come fine la costruzione di quello spazio promesso alle elezioni».
Vi preparate a fare la seconda gamba del fu Terzo polo?
«Il Terzo polo aveva in sé l’idea di una nuova classe dirigente allargata ai cittadini che volessero dare una mano, tant’è che molti giovani ci hanno votato. E ciò che faremo. Per me l’elettore non è un consumatore di proposte calate dall’alto, ma un attivatore di risposte che la politica deve dare ai bisogni del Paese».
Da questa esperienza nascerà l’ennesimo partitino al centro?
«No, è esattamente il contrario. Il nostro è il luogo dove tante esperienze frammentate si possono unire per costruire insieme una proposta politica. E proprio un cambio di paradigma; unisce e non divide, anche nelle alleanze che vuole creare».
Per il momento mi pare che l’unico alleato sia Calenda.
«Questo percorso parte insieme ad Azione fino alle Europee, ma poi pensiamo di allargarlo anche ad altre forze che vogliano non un’alleanza elettorale, ma un soggetto politico plurale, dinamico, che sia sintesi di anime diverse: liberale, riformista, socialista e cattolico popolare».
Perciò Renzi voleva fare solo un’alleanza elettorale e, una volta entrato in Parlamento, ha liquidato Calenda perché non gli serviva più?
«Nella scelta di investire su Italia viva e solo su Italia viva, chiamando un congresso di partito e chiudendo alla fase costituente del Terzo polo, Renzi ha scelto una strada antitetica al percorso che immaginiamo noi.
Anche adesso, lanciando il Centro, ha avanzato una proposta molto autoreferenziale e centrata su di lui. Ha detto: “Chi vuole si aggrega”. Noi invece facciamo l’opposto: allarghiamo da subito e coinvolgiamo tutti quelli che hanno intenzione di raccogliere la sfida».
E chi sarebbero?
«Chiunque non si identifichi né con la destra né con la sinistra e non si rassegna a questo bipolarismo coatto che genera solo disaffezione».
Ma non lo fa già Azione?
«Azione ha un’anima liberale che l’arrivo di Gelmini, Carfagna, Bonanni e altri ha rafforzato. Ma Calenda ha capito che serve qualcosa di più ampio e plurale».
Quindi, dopo le Europee, Azione si scioglierà per fondersi con voi?
«Più che di fondersi l’obiettivo è far partire un processo generativo: un partito nuovo che nasce da una forza già strutturata e da un’associazione come la nostra che include realtà civiche e nuove leadership».
E chi saranno i vostri interlocutori politici?
«Penso ai popolari come Tempi Nuovi di Fioroni e Base popolare, ai Liberali democratici, ma anche ai Repubblicani e Socialisti. Il progetto credo possa interessare a tanti».
E poi, si può riaprire un dialogo anche con Renzi?
«Si dialoga con chi vuole partecipare a questo percorso. Renzi ne ha scelto un altro, sia nel metodo che nel merito. Se voleva far ripartire il Terzo polo aveva più di un modo: ricucire con Calenda, per esempio; rattenere nella comunità chi, come me o Ettore Rosato, non voleva rompere. Io, per averlo detto e ripetuto, l’ho pagata».
Da Iv qualcuno vi seguirà?
«Ci sono persone che hanno già aderito e che formalizzeranno l’uscita da Iv nei prossimi giorni. Il disagio lì dentro è grande».
Anche parlamentari?
«Parlamentari vedremo, ma diversi amministratori locali sì».