28 Novembre 2023
Bonetti: “Sul Pnrr un grave passo indietro così il governo tradisce le famiglie”
di Niccolò Carratelli per La Stampa
Era stata Elena Bonetti, all’epoca ministra della famiglia del governo Draghi, a insistere ai tavoli europei per aumentare fino al 45% l’obiettivo comunitario di copertura dei posti negli asili nido di ogni singolo Paese entro il 2030. “Ora rischiamo seriamente di non avvicinarci nemmeno, a quell’obiettivo – avverte la deputata centrista di Azione-PER – se il governo taglia 100mila posti dal Pnrr, deve spiegare nel dettaglio come intende recuperarli”.
A giustificare il taglio ci sarebbe un problema di aumento dei costi per le materie prime rispetto alle stime di partenza: la convince?
“Finora ho sentito spiegazioni piuttosto confuse, il governo deve aggiornare il Parlamento in modo puntuale sulle ragioni che hanno portato a questa scelta e, soprattutto, sulla rimodulazione degli interventi per centrare comunque il target che avevamo previsto”.
Si parla di piani alternativi con stanziamenti da quasi un miliardo e mezzo di euro, per arrivare comunque al 45% di copertura da qui al 2030…
“Ripeto, del piano del governo non c’è nulla di concreto, e il 2030 non è il 2026. L’unica certezza è che con il governo Draghi avevamo creato le condizioni, con bandi e risorse assegnate, per arrivare a una copertura nazionale di oltre il 50% al compimento del Pnrr (2026, ndr), garantendo a un bambino su due il posto all’asilo. Non era un obiettivo velleitario: si puntava a 260mila nuovi posti, mentre per questo governo si può arrivare al massimo a 140mila. Un passo indietro enorme sulla pelle delle famiglie”.
Bisogna anche vedere dove verranno tagliati questi posti, no?
“È chiaro se venissero tagliati al Sud sarebbe gravissimo, vorrebbe dire rinunciare a colmare l’inaccettabile discriminazione che subiscono i bambini che vivono nel Mezzogiorno. La media della copertura dei posti negli asili al Sud è del 16%, con il nostro piano avevamo previsto di far raggiungere a tutte le Regioni almeno il 33%, finanziando anche in modo strutturale i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni, ndr) per la gestione”.
Ci si può arrivare anche senza i soldi del Pnrr?
“Questo devono dircelo loro, si possono immaginare altre strade per raggiungere il target, compresi ulteriori accordi con il terzo settore e partnership a livello locale. Si possono dare fondi ai Comuni per aumentare i posti in convenzione negli asili privati, in modo da offrire comunque alle famiglie un servizio gratuito. L’importante è che ci sia la consapevolezza che questo è un intervento strategico e prioritario non solo dal punto di vista educativo e sociale, ma anche economico, per rilanciare il lavoro femminile e, quindi, far crescere il nostro Pil”.
Dalle promesse e dalle dichiarazioni della premier Meloni sembra che questa consapevolezza ci sia, o no?
“Sono arrivati a governare promettendo di rafforzare i vari interventi di sostegno per le famiglie. Ma se aumenti il bonus nido di 60 euro al mese per il secondo figlio, prospettando una sostanziale gratuità dell’iscrizione, e poi non ci sono posti disponibili sul territorio, la promessa resta sulla carta e per giunta quei pochi posti costeranno di più. Oppure, in tema di occupazione femminile, prevedi gli sgravi contributivi solo per le mamme lavoratrici con contratto a tempo indeterminato, tagliando fuori quelle con contratto a termine o partita Iva”.
Manca una strategia?
“Non bastano simboli o misure spot, servono politiche sistemiche, che da questo governo non stiamo vedendo. Un esempio: non hanno ancora scritto i decreti attuativi del Family act, che devono arrivare entro maggio 2024. E poi, invece di aumenti strutturali, vengono proposti interventi temporanei: un anno tagliano l’Iva sui pannolini e l’hanno dopo la rimettono, un anno aumentano il bonus e l’anno dopo chissà se lo rinnovano. Così non si va da nessuna parte”.
E non si portano gli italiani a fare più figli…
“E invece deve essere chiaro che l’investimento in demografia è un obiettivo che non possiamo permetterci di mancare”.