Si ripete da molti anni la stessa storia: muoiono lavoratori nei cantieri, si sollevano le “grida” di anime belle e non belle, si promettono più ispettori e più ispezioni, si comunica che le norme saranno più implacabili, e tutto viene rimandato al prossimo incidente.
Ma il tema decisivo non sono gli ispettori, pur essendo auspicabile la loro efficacia; non sono fondamentali leggi draconiane, che sovente servono solo a nascondere le sfasature del sistema che perciò, gabbata la pubblica opinione rimane poi tale e quale.
In momenti di lutto nel mondo del lavoro delle costruzioni, almeno coloro che conoscono la situazione grave e come si trascina, ci si domanda se taluni “ci fanno o ci sono proprio”.
Era già allora un modo per farsi pagare il pizzo legalmente. Ora a costoro si sono aggiunti molti altri soggetti: alcune imprese che posseggono le credenziali formali richieste dalle norme, ma non dispongono ne di attrezzature ne di operai.
Si accaparrano un appalto e parcellizzano le lavorazioni con il ricorso a più subappaltatori, la cui impresa spesso è allestita da poco e spesso senza particolari specializzazioni.
In un contesto di questo genere si producono le seguenti distorsioni: negli appalti al massimo ribasso l’impresa peggiore mette fuori quella migliore in quanto disponendo di sub appaltatori spregiudicati come chi li coinvolge all’appalto, usano impunemente lavoratori a basso salario, non addestrati alla sicurezza e spesso in nero; la qualità del prodotto non potrà che essere scarsa; l’humus della corruzione trova il proprio terreno di sviluppo; la concorrenza viene debellata; infortuni mortali e non diventano sempre più frequenti.
D’altro canto questo sistema tollerato, spiega i moventi principali per tali ragioni: l’impresa che distribuisce i subappalti ci guadagna; il sub appaltatore anche; così come il dante causa. Per dante causa si intende colui che favorisce in qualche modo affidamenti e coperture di ogni genere.
A pagare il conto finale di questi troppi soggetti che guadagnano sono i lavoratori, la qualità del prodotto, la legalità. E allora se le cose stanno così, per ridurre drasticamente le morti sul lavoro, basterà intervenire sui punti descritti di un sistema ormai decrepito e pericoloso.
Va ricordato che anche il salario povero alligna in questa palude dell’edilizia, come in altri settori dominati da concessioni, convenzioni e comunque da affidamenti pubblici. E allora se si vuole cambiare, occorrerà passare dalle facili declamazioni ai reali cambiamenti.
Le imprese con credenziali devono possedere attrezzature e maestranze proprie, i sub appalti potranno affidarsi per alte specializzazioni. I controlli delle autorità sulle imprese dovranno essere stringenti e lo stesso vale per i capitolati d’appalto. E infine gli appalti al massimo ribasso dovranno essere banditi. In effetti è il brodo di coltura di corruzione, di cattiva concorrenza, il motivo delle morti che si piangono con lacrime di coccodrillo.