21 Novembre 2023
L’intervento di Elena Bonetti all’assemblea di PER a Treviso
Treviso, 18 novembre 2023
Stiamo davvero vivendo un tempo nuovo. Che non ha il volto dei nostri sogni e nemmeno più quello delle certezze radicate su cui abbiamo fondato la nostra vita. Ma se non cogliamo la criticità di questa epoca non saremo in grado di aprire uno sguardo nuovo, una nuova speranza.
Abbiamo vissuto una pandemia che ha completamente smontato molte certezze, tra queste l’idea che l’economia da sola potesse garantire benessere, prospettiva, salute e sicurezza alle persone. Abbiamo per anni creduto di vedere l’Europa ormai pacificata, perché le guerre erano lontane. Ed eravamo convinti che la scelta democratica europea fosse in se stessa l’antidoto a qualsiasi forma di conflitto.
Oggi che le coordinate che hanno fatto sicura l’Europa sono minacciate, l’Europa è chiamata a ridisegnarsi nel panorama internazionale su questi tre fronti: economia, con un piano industriale europeo, energia e difesa comune. Di sfondo c’è la questione demografica.
In questo momento nevralgico la risposta non è la radicalizzazione estrema alla quale oggi la politica italiana si sta autocondannando. La realtà è talmente più grande e complessa dei miseri schemi di estremizzazione populista, da una parte dall’altra, che non si incastra più nelle ideologie e in piani astratti. Va scelta una strada diversa e dobbiamo accompagnare innanzitutto le persone a dare un significato a ciò che stanno vivendo.
Uno dei grandi drammi della pandemia è che nessuno ha accompagnato la generazione più giovane a leggere e far risuonare quell’esperienza per rielaborarla in un significato di crescita personale anche collettiva. Noi questo compito ce lo dobbiamo assumere e dobbiamo riaprire l’idea che c’è un tempo davanti a noi che vale la pena di essere vissuto, perché un Paese che non investe più su se stesso, dai figli al lavoro all’innovazione alla scelta di rimanere nei tanti territori straordinari che abbiamo, si condanna a non avere futuro.
Questa è la grande prospettiva che manca alla nostra epoca e alla politica.
C’è invece una necessità di far convergere lo sguardo in una direzione comune, senza rinnegare anzi facendo convergere storie diverse in una direzione comune. Questa è la grande differenza della politica che PER vuole portare: vogliamo costruire un percorso politico di cambiamento del Paese nella direzione dell’obiettivo comune, non nei punti di partenza da dover difendere o nei quali doverci rinchiudere. Lasciatemi dire che è una prospettiva del tutto inedita oggi, nel panorama attuale, ma che ha le sue radici nella Costituente.
Anche il tentativo di “smembrare” le persone per categorie ha fallito. Abbiamo distinto le persone tra malati e sani, tra madri e lavoratrici, tra giovani e vecchi. Un sistema fallimentare che ha disumanizzato la politica e non è stato in grado di rispondere ai bisogni, perché la stessa persona attraversa diverse di queste “categorie” e ha bisogno di una politica che sappia accompagnarla in tutto questo percorso.
Penso, ad esempio, alla materia pensionistica per le donne. Certo c’è un problema, ma non lo si risolve facendo solo politiche sulle pensioni delle donne: serve una politica sulla continuità di carriera lavorativa delle donne nella fase precedente. Se non si cambia metodo, se non c’è qualcuno che lavora a un modello integrato, le risposte continueranno a essere inadeguate.
“PER Popolari europeisti riformatori” nasce non solo per portare avanti la promessa di animare nel Paese uno spazio di nuovo di politica ma anche perché abbiamo colto tutti i limiti e gli errori che sono esplosi dentro al fallimento del Terzo Polo. Abbiamo scelto di fare un’associazione per rilanciare il progetto di polo come spazio di un nuovo patto di Paese sulle fondamenta costituzionali. La destra e la sinistra da sole hanno radicalizzato e ideologizzato, riducendo la realtà ad una semplificazione astratta, e nel fare questo non hanno saputo costruire risposte efficaci.
C’è però davanti a noi un grande rischio: quello di pensare che siccome ci sono una sinistra radicale e una destra radicale, allora manca la terza gamba del radicalismo, che è il centro radicale. Per me non ha nessun senso radicalizzare il centro, perché il centro non ha senso di esistere per differenza o distinzione da qualche cos’altro. Un centro radicale sarebbe solo il terzo elemento di confusione e di radicalizzazione sociale.
La destra e la sinistra oggi esistono per differenza l’una contro l’altra e per conflitto degli uni contro gli altri. Io credo che lo spazio politico che oggi manca è quello dove la destra e la sinistra si possano incontrare, cioè dove le tradizioni e le storie si ritrovino per produrre concretamente politiche davvero utili al Paese. Noi di PER vogliamo esistere non per distinzione o differenza, ma per somma e moltiplicazione.
Per farlo dobbiamo essere coerenti nei metodi, negli stili, nei linguaggi. Riconosciamo che il Paese è ricco di esperienze associative, amministrative, professionali, personali che stanno già rispettando l’art. 4 della Costituzione, il mandato più alto di chi vuole vivere pienamente la propria cittadinanza. Persone che sentono il dovere costituzionale di concorrere al progresso materiale e spirituale della società. Questo è il compito di chi vuole fare politica: concorrere, non solo partecipare. PER vuole lavorare nei contesti, nei luoghi e nelle comunità e animare questo impegno. Siamo un’associazione e non un partito perché riteniamo che quel che serve in questo momento è illuminare ciò che già c’è nel Paese e produce bene comune e aggregare.
Noi abbiamo scelto di farlo insieme ad Azione e da lunedì il nostro gruppo parlamentare cambierà nome e si chiamerà Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe.
Davanti a noi abbiamo una manovra finanziaria da approvare. Noi ci siederemo al tavolo e quelle norme che dalla maggioranza hanno scritto male cercheremo di migliorarle. Lo stesso sulle riforme che non stanno portando avanti come dovrebbero, o sulle riforme che avevamo fatto e che stanno portando avanti in modo troppo tiepido. Noi consideriamo compito di PER, ad esempio, sostenere e imprimere uno sforzo al Governo per i decreti attuativi di alcune leggi come il Family Act, la legge sulla non autosufficienza degli anziani e la legge sulla disabilità. Sono temi a fondamento della crescita di ogni comunità umana e in questi fondamenti continuiamo e vogliamo riconoscerci e portarli avanti.
Oggi a Treviso partiamo con il lavoro su 3 dossier: uno sugli anziani, quello della riforma del welfare aziendale per meglio rispondere alle nuove esigenze di imprese e lavoratori e uno sulla facilitazione dei processi di innovazione imprenditoriale soprattutto per le piccole e medie imprese e per formare nuovi imprenditori tra i più giovani.
Quest’ultimo dossier è per noi uno step successivo in continuità a Industria 4.0, con cui vogliamo rimettere di nuovo a sistema i mondi della ricerca, dell’innovazione universitaria e dei giovani delle start-up con il mondo dell’impresa.
Con il dossier su il welfare aziendale vogliamo affrontare, anche con leve come defiscalizzazione, l’attivazione del lavoro femminile e dei giovani, per tornare a una prospettiva politica che non separa vita familiare e vita lavorativa. Per questo vogliamo arrivare a una proposta di modifica della legge sul welfare.
Tina Anselmi diceva che “nessuna persona è inutile”. C’è bisogno di ciascuno di voi. Questo è il messaggio della democrazia. Buon cammino!