Intervento del 3 dicembre 2023

Rosato alla scuola di formazione politica “Siamo Europei”

Il mio contributo di vecchia politica lo do volentieri: io sono stato eletto la prima volta nel 1987, quando la maggior parte di voi non c’era ancora, e da quel giorno sono sempre stato nelle istituzioni. Quando sono stato eletto nel 1987 avevo 18 anni, ero stato eletto nella mia città, nella mia circoscrizione, e non pensavo di fare politica tutta la vita. Anzi, pensavo: “ma perché mi avete candidato?”. Mi aveva candidato il mio parroco perché diceva che l’impegno in politica, l’impegno nella società, sta anche nell’impegno in politica. Bisognava mettere un po’ di giovani e mi aveva chiesto di candidarmi.

A Trieste ci fu Tangentopoli, ci fu dappertutto, e nella mia città fu particolarmente severa. Arrivò Tina Anselmi come Commissaria della Democrazia Cristiana a Trieste, allora io lavoravo nella Caritas e facevo il volontario nella Caritas, lei mi conobbe e mi chiese di candidarmi in Consiglio comunale. Ero molto giovane anche quella volta e venni eletto in Consiglio comunale.

Essendo stato il più votato, feci il Presidente del consiglio comunale. A quell’epoca a Trieste (era il ’93) era diventato sindaco Riccardo Illy, anche lui molto giovane. Poi sono andato avanti: ho fatto il consigliere provinciale, il consigliere regionale e poi sono finito in Parlamento dove non volevo andare perché volevo fare il sindaco della mia città. Ma visto che ero stato più votato alle regionali e c’erano delle suppletive per le politiche, perché Illy era diventato nel frattempo Presidente della Regione e si era quindi dimesso dal Parlamento, mi candidarono. Mi convinsero e non mi convinsero, ma mi candidai comunque alle suppletive per il Parlamento e vinsi, e così sono arrivato a Roma.

Naturalmente, cosa chiama cosa. La riassumo così: “ma sei da tanti anni a Roma e non ti sei mai comprato la casa a Roma?” Perché gli affitti a Roma costano cari, ma io ogni volta pensavo che sarebbe stata l’ultima. Continuo a pensare così, nel senso che la politica è anche questo: è molta precarietà per chi la fa.

Ma questo non toglie che faccio politica di mestiere e lo sottolineo: penso che, come in tutte le professioni, come tutti i lavori, ci voglia un po’ di professionalità. Chiunque di voi, se deve scegliere un avvocato, sceglie pensando: meglio che sia bravo. Non parliamo poi del medico. Ecco, così anche in politica serve un po’ di professionalità.

E lo dico perché in tanti anni di Parlamento penso di essere uno dei più anziani del nostro gruppo, anzi ormai uno dei più anziani del Parlamento, dal punto di vista di legislature. Questo mi dà un vantaggio e uno svantaggio. Il vantaggio è che ho un po’ di esperienza e l’esperienza in tutti i luoghi serve: quando siete all’università, essere al 4º anno serve per sapere dove sono tutti gli ambienti, tutte le persone, tutte le procedure, tutte le cose; così in un’azienda e così anche in un luogo delle istituzioni. Lo svantaggio è che ho visto il degrado della politica, e uso volutamente questo termine.

Lo dico sempre pensando a me come rappresentante che sta all’opposizione, ma che “fa il tifo” per il governo, nel senso che spero che il governo faccia bene e faccio di tutto perché il governo faccia bene, perché se va bene, va bene anche il mio Paese.

Poi noi sappiamo che non è che se tu fai bene la prossima volta ti votano: le due cose sono molto, molto distinte. Quello che conta, invece, è fare bene perché siamo lì per amministrare il nostro Paese. Allora, se questo è vero, il nostro obiettivo è cercare motivi di comunione e di unione, cercare di togliere le distanze, non di allargarle.

Il tema della comunicazione è centrale in politica: cercare nella comunicazione solo i motivi di dissidio, solo i motivi di lontananza, solo i motivi di distanza, non aiuta poi a fare politica in maniera seria.

Io credo che lo spazio del Terzo Polo, dove Azione si colloca e dove noi abbiamo scelto di fare politica, non è uno spazio che riesce a parlare a tutti gli italiani.

Ecco, io credo che il nostro contributo – della politica tutta, vecchia e nuova – può essere quello che si dà quando si ha la capacità di mettere insieme. Allora l’organizzazione non è una parte asettica e indipendente della politica: l’organizzazione è la capacità di costruire e trasformare persone che collaborano in una comunità politica che lavora insieme e quindi si dà delle regole per lavorare insieme seriamente. Ecco, io penso che questo sia il mestiere che noi dobbiamo fare insieme.